Palazzo Carlevaris
Il palazzo fu costruito nel XVIII secolo opera almeno in parte dell’ingegnere Giuseppe Castelli insigne sandamianese. Nel VII secolo San Damiano venne eretto in feudo a favore dei Marchesi di San Martino di Agliè e di San Germano, primo a fregiarsi del titolo fu Don Ludovico, Ambasciatore del duca di Savoia a Roma; al Casato degli Agliè succedettero i Carlevaris.
Il palazzo venne fatto erigere dalla famiglia dei conti Carlevaris dopo aver ricevuto l’investitura del feudo nel 1722. I signori Carlevaris furono una ragguardevole famiglia di San Damiano che risaliva al XII secolo; secondo alcune ricerche risulta che in passato formarono insieme ad altre famiglie il Comune di Acqui.
Carlo Giuseppe Carlevaris nato nel 1680 fu dottore in legge e Sindaco di San Damiano ed ottenne l’investitura del Feudo.
Il palazzo è di ordine toscano, detto anche storico romano.
Entrando nell’atrio si può notare a sinistra la lastra tombale di Daniele Scarampi morto nel 1445 portata a san Damiano dalla chiesa della Maddalena non più esistente. Una splendida vetrata con un portale immette nel cortile interno, dove è possibile ammirare lo stemma della famiglia Carlevaris e quello della moglie Roero Di Cortanze, sormontati da una corona. Lo stemma Carlevaris riporta all’interno l’aquila, tipica del XIX secolo da sempre simbolo di potere e gloria, mentre quello dei Roero di Cortanze compare semplificato, le ruote su campo rosso hanno un numero ridotto di raggi da sei a quattro, forse perché introdotto da una donna.
Al primo piano si entra nel vestibolo dove a sinistra è possibile trovare un’antica mappa catastale della città di San Damiano datata 1786. In capo all’atrio vi è l’entrata nella sala consigliare che anticamente era la sala da ballo, che presenta tutt’intorno un cornicione di fregi e decorazioni in stucco. Il soffitto accoglie un elegante lampadario in vetro di Murano. Le pareti della sala sono ornate da ghirlande, corone d’alloro faretre e festoni che fanno da cornice a quattro quadri che raffigurano le quattro stagioni. Poco distante dalla sala del consiglio è possibile osservare la Galleria che univa la casa del conte con il suo teatro, diventato poi teatro comunale oggi non più esistente e che attraversava il palazzo Vagnone,e si affacciava su via La Marmora.
La Galleria intitolata a Luigi Ferrero, pittore sandamianese, presenta una volta a botte ornata in stile neoclassico, la decorazione è ricca, fatta di cornici, elementi floreali e geometrici.
La caratteristica del soffitto è il colore blu oltremare. Sul soffitto voltato sono ripetuti per sei volte i due stemmi accoppiati segno di un accordo matrimoniale tra la famiglia Carlevaris e quella dei Roero di Cortanze. Lo stemma dei Roero compare una sola volta a fianco dello stemma del marito, mentre negli altri cinque casi è presente solo la sagoma bianca di esso. E’ possibile che la decorazione della Galleria dopo la morte della contessa non sia stata completata.
Attraversando la sala consigliare si può accedere direttamente allo studio del sindaco, una volta denominato “Salotto rosso” per la tappezzeria damascata che riveste le pareti, all’interno della stanza troviamo un importante documento che risale al 1597 relativo alle fiere storiche di San Damiano ovvero: la fiera di San Giuseppe e la Fiera dei Santi. Accanto alla sala consigliare è possibile visitare la cappella privata della famiglia e una stanza ora sede di archivio, che anticamente era la camera da letto gialla, così denominata per via della tappezzeria che la rivestiva. Successivamente il palazzo insieme alla casa annessa detta Vagnone divenne proprietà prima dell’avvocato Giorgio Bettola e poi del comune. Acquistato nel 1884, divenne il palazzo comunale con all’interno uffici dedicati all’amministrazione e agli archivi.
In piazza Libertà oltre a Palazzo Carlevaris sono presenti altri due palazzi di pregevole fattura: quello dei Conti Ceca di Vaglierano e Casa Demarie.
Di fronte al Palazzo Comunale possiamo osservare il Palazzo dei Conti Ceca di Vaglierano che, data l’insufficienza degli edifici, il Comune decise di acquistare per farne sede degli uffici della pretura e del registro, ristrutturato nel 1838, e rivenduto nel 1886 a privati.
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